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Oggi quando si parla di valorizzazione del territorio si pensa subito al marketing territoriale, soprattutto facendo riferimento alla crescita del turismo di massa. In parte ciò è vero, la comunicazione può aiutare a creare un’immagine positiva della zona e a promuovere le sue attrazioni e le sue opportunità, attirando così turisti, investitori e residenti. Inoltre, la comunicazione efficace può anche aiutare a creare sinergie tra le diverse parti interessate (i cosiddetti “stakeholder“), incoraggiando la collaborazione e la cooperazione per il bene comune.

Ma se potessimo fare un passo in più?

La tecnologia può aiutare a migliorare la competitività, ad esempio, attraverso la digitalizzazione dei servizi pubblici e la promozione del commercio elettronico. Inoltre, può anche aiutare a creare nuove opportunità di lavoro e a sostenere lo sviluppo economico attraverso l’innovazione e la creazione di nuove industrie.

In sintesi, la comunicazione e il digitale sono fondamentali per attrarre investimenti, creare opportunità di lavoro, promuovere il turismo e migliorare la qualità della vita per i residenti, contribuendo così alla rinascita e al rilancio del territorio.

In tutto ciò però il ruolo dei designer e delle agenzie di comunicazione dovrebbe essere molto più vasto, e le conoscenze degli strumenti del settore possono andare oltre la semplice pubblicità e la locandina per la festa patronale.

Questo non è sempre chiaro ai territori, a partire dalle istituzioni, le piccole-medie imprese, i luoghi della cultura, ma anche le associazioni che portano avanti delle proposte dal basso. Il problema principale è spesso la mancanza di un confronto e quindi di una visione ampia e condivisa, che permetta l’organizzazione di iniziative concrete, mirate. Questo è possibile solo venendosi incontro e trovando dei punti in comune.

La resilienza delle aree interne della Sardegna dovrebbe ripartire da una pianificazione attenta della costruzione e risaldamento della rete delle relazioni della collettività. La realtà è che se manca la collaborazione tra società e istituzioni, e se si lavora esclusivamente su  progetti territoriali nuovi anziché implementare e portare avanti anche iniziative pluriennali, questi continueranno ad avere difficoltà a decollare. Spesso il problema dei progetti istituzionali è la mancanza di comunicazione chiara dei vantaggi concreti per la collettività, lo scarso coinvolgimento della cittadinanza e la difficoltà di reperimento delle informazioni, le lacune nell’ascolto delle proposte dal basso e la mancanza di una strategia concreta e a lungo termine.

Inoltre, in Sardegna come in tante altre zone del mondo è impossibile ignorare l’impatto ambientale e sociale di alcuni modi di fare business. È necessaria un’attenzione anche verso la strategia di comunicazione in ottica “ibrida” sia interna che esterna. Il turismo lento e di prossimità diverrebbe una risorsa se si puntasse sulla costruzione di un’immagine del territorio che veicoli la qualità delle produzioni locali e del patrimonio culturale, storico, paesaggistico. Attraverso la preservazione dell’ambiente, i paesi, le attività, le imprese avrebbero l’opportunità di ricavarsi una nicchia nel mercato che possa permettere loro di competere con altri luoghi e prodotti, forti di una grandissima qualità. Per fare ciò sarebbe inoltre necessario riqualificare le strutture ricettive ed investire sull’ospitalità e l’enogastronomia, per poi promuoverle adeguatamente nel mercato interno, pianificando accuratamente.

Su tutto questo però, è necessario l’intervento delle istituzioni “grosse” sul fattore infrastrutturale. Su questo si ha un circolo vizioso: la mancanza di fondi statali è spesso una scusa per non innovare, e solamente attraverso le pressioni delle imprese, l’opinione pubblica e delle aggregazioni di enti territoriali – con iniziative coordinate – è possibile ottenere dei finanziamenti. Ma spesso questi finanziamenti vengono utilizzati a breve termine e per colmare le urgenze del momento.

La soluzione è quindi pianificare, ottimizzare i fondi e le risorse partendo da ciò che si ha già, collaborando anziché entrare in competizione. Ad esempio, si possono creare delle associazioni di aziende, delle filiere corte, dei centri commerciali naturali con i prodotti del territorio. È qua che dovrebbero entrare in gioco le persone esperte in comunicazione territoriale e multimediale.

Innanzitutto, dobbiamo far chiarezza sul ruolo della comunicazione: è tutta fuffa oppure si basa su strumenti che hanno un ruolo decisivo per la coesione e la partecipazione sociale?
La comunicazione riguarda tantissimi aspetti della vita, dallo scambio di informazioni all’organizzazione della società. Il marketing e la pubblicità sono solamente una parte di tutto ciò che riguarda questo settore, e noi in tràtos crediamo che gli strumenti che possediamo per analizzare i contenuti, organizzare e attuare le strategie possono essere messi al servizio concreto del territorio e della società.

La competitività di un territorio non è solamente quella che riguarda l’appeal turistico, ma anche la valorizzazione interna del patrimonio culturale, ambientale, paesaggistico. Riguarda poi altri aspetti della qualità della vita, per esempio la fruizione e l’accessibilità storico-architettonica e urbana, ma anche la capacità di attenzione alla coesione sociale, lo sviluppo di migliori condizioni per le imprese, la creatività e le risorse; l’accessibilità e l’usabilità delle infrastrutture e dei servizi.

A questo proposito, è impossibile dimenticare la transizione digitale e l’adeguamento alle nuove esigenze – accelerate dalla pandemia – di accesso alle informazioni, servizi e iniziative attraverso il web. Mettere a disposizione le propri iniziative fisiche anche online attraverso delle dirette e registrazioni, avere dei siti accessibili ed usabili che non frustrino l’utente, che rendano le operazioni il più semplici possibile, è un fattore imprescindibile nel mondo attuale.

Stiamo quindi parlando della capacità di molteplici soggetti di lavorare in sinergia, facendo rete e sviluppando un insieme di relazioni che migliorino gli aspetti socio-economici locali. È tutto interconnesso: quando la sinergia tra pubblico, privato e comunità riesce a creare un sistema che migliora i servizi e la qualità della vita, ciò incrementa anche l’attrattività del territorio stesso da parte della cittadinanza e la desiderabilità di chi vorrebbe (ri)trasferirsi.

Il ruolo dei professionisti e professioniste della comunicazione in questo contesto riguarda prima di tutto la comunicazione interna, la pianificazione, e quindi la riorganizzazione dei flussi di informazione tra i portatori d’interesse, i sistemi, i servizi. Questo significa pensare e organizzare la progettazione locale in maniera trasparente per tutti, individuando anche soggetti da coinvolgere che solitamente sono esclusi dalla progettazione. Significa rendere chiari e condivisi gli obiettivi tra istituzioni e realtà, mettendo al centro il cittadino e le imprese. Il turismo, se si vuole puntare su di esso, diventa così solamente una risorsa e non un fine, in questo modo si evitano anche i fenomeni di gentrificazione e il sovraffollamento turistico.

Segue poi l’organizzazione e “l’impacchettamento” dei contenuti in maniera chiara, coerente e trasparente, veicolandoli correttamente per essere accessibili, facilmente reperibili e comprensibili dalla popolazione e da tutte le persone coinvolte. Ciò non è semplice, richiede un bagaglio di conoscenze, consapevolezze, capacità che derivano da anni di studio ed esperienza.
L’adattamento dei contenuti e la grafica in questo contesto servono a veicolare esattamente ciò che si vuole comunicare, e lo fa individuando il pubblico, studiandolo e costruendo una comunicazione su misura.

Infine, è necessario rivalutare il modo in cui si attua l’organizzazione e realizzazione pratica delle iniziative locali. Che si tratti di un evento paesano, di un bando locale o della costruzione di un’immagine del territorio, ha bisogno di essere comunicato con una cura particolare e competenze concrete e specifiche. Che si tratti di un business plan, dell’individuazione di un budget corretto o della costruzione di una campagna promozionale, queste funzioni vengono spesso portate avanti – complice la perenne mancanza di fondi – da soggetti inseriti in team di lavoro più o meno improvvisati.

Come giustamente sostiene Danilo Lampis, questo è dovuto al fatto che «i comuni di piccole e medio-piccole dimensioni, in particolare delle aree interne e del Mezzogiorno, hanno generalmente poca esperienza per progettare nell’ambito della rigenerazione culturale e dell’innovazione sociale nelle sue molteplici declinazioni» a causa della mancanza di risorse umane e competenze specifiche, ma anche di risorse economiche e temporali delle istituzioni.

Attenzione, tutto questo però è possibile solo grazie ad una pianificazione e la presenza concreta di contenuti da veicolare. In breve, prima di attuare qualsiasi iniziativa comunicativa, è necessario:

  • Fare chiarezza sugli obiettivi reali del territorio, delle aziende e delle associazioni locali;
  • Ragionare in termini di collettività e bene comune uscendo così dagli schemi di un individualismo sfrenato che rischia di fare guerre tra poveri;
  • Pianificare sul lungo termine, anche se si hanno risorse limitate;
  • Ragionare fuori dagli schemi: ottimizzare le risorse che si hanno già, magari in maniera creativa.
  • Affidarsi a professionisti;
  • Unire le forze e le risorse con altri enti, progetti, aziende, associazioni che hanno obiettivi che si intersecano.